Page 27 - La mia prima Grammatica 3_con quaderno
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LA FORMA DELLE PAROLE


                                                  NOMI ALTERATI






                       Per farci capire con più precisione e per rendere più espressive le nostre

                       parole, spesso alteriamo i nomialteriamo i nomi, cioè li modifichiamo. Ecco alcuni esempi:














                       Un gatto piuttosto                   Uno zaino piccolo                   Un pezzo di carta
                       grosso è un gattonegattone.          e grazioso è uno                    usato e gettato

                                                                    t
                                                                i
                                                            zainetto.                           è una cartacciacartaccia.
                                                                     to
                                                              a
                                                                  e
                                                            z
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                       I nomi modificati in modo da renderli più espressivi si chiamano alteratialterati.

                1   Leggi il testo e spiega a voce il significato dei nomi in grassetto.

                   Durante la passeggiata

                   L a s i g n o r a R o s a s i s i s t e m ò i l  cappellino , po i d i ed e u n a  lisciatina
                   La signora Rosa si sistemò il cappellino, poi diede una lisciatina
                   alle piume della coda e si incamminò lungo il viottolo che portava
                   a l l e p i u m e d e l l a c o d a e s i i n c a m m i n ò l u n g o i l  viottolo  c h e po r t a v a
                                                                                      erbacce
                                       n s
                                                                        t
                                                                         a
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                                                                  m
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                   allo stagno. Non smetteva mai di lamentarsi delle erbacce.                    .
                                                 t
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                   Durante la passeggiata incontrò il cinghiale Uberto.
                   Du  r a n t e l a p a s s e g g i a t a i n c o n tr ò i l c i n g h i a l e U b e r t o .
                   – Buongiorno, Rosa! – la salutò quello.
                   – B  u o n g i o r n o , R o s a ! – l a s a l u t ò q u e l l o .
                   – Buongiorno – sbuffò lei. Uberto non le stava simpatico. Non tanto per via
                   – B  u o n g i o r n o – s b u f f ò l e i . U b e r t o n o n l e s t a v a s i m p a t i c o . N o n t a n t o p e r v i a
                        pelacci
                                                                                  dentoni
                                                                                              g
                                                                                                u
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                                                                             dei
                                            he
                   dei
                   dei pelacci ispidi che lo ricoprivano tutto o dei dentoni aguzzi...
                                         i
                                           c

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                   N  o : l e d a v a p i ù f a s t i d i o l ’ a b i t u d i n e d e l c i n g h i a l e d i r a c c o n t a r e  storielle
                   No: le dava più fastidio l’abitudine del cinghiale di raccontare storielle
                   s pi r it o s e ,  c he  p er ò  n o n  l a  f ac e v a n o  r ider e .
                   spiritose, che però non la facevano ridere.
                                                                                                leprotto
                                                                     l
                                                                           h
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                                                                       e c
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                                                                                                                  m
                                                                                                                o
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                   – Ti ho già raccontato quella della volpe che incontra un leprotto? – cominciò
                   – T
                                                                                             n
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                   U  b e r t o , m a l a s i g n o r a R o s a l o i n t e r r u p p e s c u o t e n d o l e a l i .
                   Uberto, ma la signora Rosa lo interruppe scuotendo le ali.
                   – O  g g i n o n h o t e m po , m a g a r i u n ’ a l tr a v o l t a . C i a o ! – d i s s e .
                   – Oggi non ho tempo, magari un’altra volta. Ciao! – disse.
                   Quindi riprese a passeggiare dondolando.
                   Q  u i nd i  r i p r e se  a  pa s se g g i a r e  d o nd ol a nd o .
                   – L e o  c h e n o n h a n n o i l s e n s o d e l l ’ u m o r i s m o ! – s o s p i r ò i l c i n g h i a l e , e s i m i s e
                   – Le oche non hanno il senso dell’umorismo! – sospirò il cinghiale, e si mise
                                                                testone
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                   in cammino scrollando il pesante testone.
                                                           n
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                   Maria Vago
                   M a r ia V a g o
                                                                                         Quaderno degli Esercizi pagina 116.   25
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