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ORA SO COME FUNZIONA                                     LA DESCRIZIONE







                  Leggi il testo, poi applica le tue conoscenze sulla descrizione

                  per svolgere le attività.



                     UN INCONTRO INASPETTATO




                  Ero in campagna come ogni sabato.

                  A un tratto ho visto il suo corpo magro e rossiccio che
                  si nascondeva vicino a un cancello.
                  Mi ha lanciato uno sguardo sospettoso. Ci siamo os-
                  servati un attimo. Ha subito capito che non lo avrei
                  cacciato via. Si è avvicinato. La coda gli girava in tondo
                  come la ruota di un mulino. Una cosa mai vista. Una
                  coda che non ondeggia, non sbatte contro i fianchi

                  come succede a tutti i cani, non frusta l’aria, ma fa un
                  giro completo, come una manovella impazzita. L’effetto
                  era comico. L’ho chiamato Mulino.
                  Mi ha accompagnata a fare una passeggiata nel bosco.
                  È la mia felicità quel bosco: con castagni, larici, querce,
                  collinette selvagge e fosse impraticabili al cui fondo scor-
                  re un torrente dalle acque sempre torbide.
                  Mulino mi correva davanti sotto castagni dalle foglie di un verde irreale. Poi si fer-
                  mava di botto. Girava la testa e mi aspettava, la lingua a penzoloni, gli occhi pieni di

                  pazienza. Il fatto è che era lui che stava adottando me e non io lui.
                  La sera, tornando a Roma, non l’ho portato con me.
                  Il sabato successivo sono tornata in campagna. Faceva ancora più caldo. La terra
                  sembrava sgretolarsi e morire sotto il sole. L’aria era tesa, lucida, come un telo di
                  plastica in procinto di spaccarsi. Dappertutto i boschi bruciavano, come ogni estate.
                  Si sentiva l’odore aspro del fumo.
                  Avevo paura che bruciasse pure il bosco. E in effetti il fuoco era arrivato proprio vici-

                  no. Ma si era fermato miracolosamente ai margini dei castagni.
                  La prima cosa che ho visto posteggiando la macchina è stato il muso rossiccio di Mu-
                  lino. Mi ha guardata un attimo, perplesso, come se chiedesse se poteva farmi le feste.
                  Quando l’ho chiamato si è slanciato verso di me buttandomi addosso le zampe in un
                  balletto da equilibrista sapiente.
                  Da quel giorno Mulino è rimasto con me per quindici anni.

                                                               Dacia Maraini, Storie di cani per una bambina, Bompiani


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