Page 233 - InvestigaTesto_Antologia5
P. 233

LA MIA PROVA




                                    – No, – disse mamma – non è questo il problema. Ciò che mi preoccupa è piut-
                                    tosto il sudiciume in cui va a razzolare. Mi creda, Theodore, quando Gerry rientra
                                    da qualche passeggiata con Roger, il nostro cane, deve cambiarsi da capo a piedi.
                                    Non so cosa ci faccia coi vestiti.
                             55     Theodore emise un leggero grugnito di divertimento.
                                    – Mi ricordo di una volta – disse mettendosi in bocca un pezzo di torta e masti-

                                    candolo metodicamente, la barba arruffata e gli occhi vivaci e ridenti – che stavo
                                    andando a prendere il tè da certi... uhm... sapete, certi amici miei, qui a Perama.
                                    A quell’epoca stavo nell’esercito ed ero piuttosto orgoglioso del fatto di essere
                             60     stato appena nominato capitano. Così... ehm... sapete... ehm... per pavoneggiarmi
                                    indossai l’uniforme, che comprendeva stivali e speroni perfettamente lucidi. Presi
                                    il traghetto, sbarcai a Perama e, mentre attraversavo a piedi un breve tratto palu-
                                    doso, vidi una pianta che non conoscevo. Così volli osservarla meglio. Mossi qual-

                                    che passo su quello che sembrava terreno solido e improvvisamente affondai fin
                             65     quasi alle ascelle. Fortunatamente c’era un alberello lì vicino e io... ehm... riuscii
                                    ad aggrapparmici e a tirarmi fuori. Ma adesso ero imbrattato, dalla vita in giù, di
                                    fango nero e maleodorante. Il mare era... ehm, sapete... era piuttosto vicino, così
                                    io... ehm... pensai che fosse meglio essere zuppo di acqua di mare pulita piuttosto
                                    che coperto di fango. Andai sulla spiaggia e cominciai a sguazzare avanti e indie-
                             70     tro nell’acqua. Il caso volle che proprio in quel momento sulla strada passasse un
                                    pullman. E appena mi videro in uniforme, con tanto di cappello e cappotto, che
                                    me ne andavo a zonzo per il mare, l’autista frenò perché i passeggeri potessero...

                                    ehm... osservare meglio. Erano tutti piuttosto sconcertati, ma restarono veramen-
                                    te di stucco quando uscii dall’acqua e si accorsero che portavo anche gli stivali e
                             75     gli speroni.
                                    Il racconto suscitò molte risate.
                                    Dopo quella prima volta, Theodore prese l’abitudine di venire da noi almeno un
                                    giorno a settimana, e anche di più, se poteva, cioè se riuscivamo a distoglierlo
                                    dalle sue numerose attività.
                             80     Nel frattempo ci eravamo fatti numerosissimi amici tra le famiglie contadine

                                    che vivevano dalle nostre parti, e la loro ospitalità era così festosa che persino
                                    la passeggiata più breve si protraeva indefinitamente, perché a ogni casetta cui
                                    arrivavamo dovevamo sederci a mangiare qualche frutto insieme coi padroni di
                                    casa, passando un po’ di tempo con loro. Questa indirettamente si rivelò un’ot-
                             85     tima cosa per noi, perché ognuno di questi incontri migliorava la nostra non
                                    grande padronanza del greco, tanto che ben presto ci accorgemmo di essere
                                    diventati capaci di sostenere conversazioni piuttosto complesse coi nostri nuovi
                                    amici corfioti.

                                                                                    Gerald Durrell, L’isola degli animali, Neri Pozza






                                                                                                                        231
   228   229   230   231   232   233   234   235   236   237   238