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PAROLE PER CRESCERE
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                UN ORRIBILE MOSTRO




                Il professor Raptor entrò nella sala da pranzo di corsa con il terrore
                dipinto sul volto e con un filo di voce disse: – Un mostro, nei sotter-
                ranei... – e si accasciò a terra svenuto.
                – Riportate gli studenti nelle rispettive Case! – tuonò Silente.

                Vari gruppi di ragazzi si affrettarono in direzioni diverse.
                Harry afferrò il braccio di Ron: – Hermione non sa del mostro!
                Subito i due sgattaiolarono in un corridoio laterale deserto e spicca-

                rono una corsa verso il bagno delle femmine. Sentirono un orrendo
                fetore, un misto di calzini sporchi e di gabinetto pubblico non pulito
                da tempo. Poi udirono un cupo grugnito e i passi strascicati di piedi

                giganteschi; qualcosa di enorme avanzava verso di loro.
                Si ritirarono in ombra e stettero a guardare. Fu una visione orripilan-
                te. Alto più di tre metri, aveva la pelle color grigio granito, il corpo

                bitorzoluto con in cima una testa piccola e glabra, come una noce di
                cocco. Le gambe erano corte e tozze come tronchi d’albero e i piedi
                piatti e ricoperti di corno. Aveva in mano un’immensa clava di legno
                che trascinava per terra per via delle braccia troppo lunghe.

                Il mostro si fermò vicino a una porta e guardò dentro. Agitò le lun-
                ghe orecchie, poi, con andatura goffa e lenta, entrò.
                – Oh no! – esclamò Ron. – È il bagno delle femmine!

                Harry spalancò la porta e si precipitarono dentro. Hermione
                Granger stava rannicchiata contro la parete. Il mostro avanzava
                verso di lei e, nella sua marcia, strappava via dal muro i lavandini.

                Harry, disperato, afferrò un rubinetto e lo scagliò con tutta la
                sua forza contro la parete. Il mostro si fermò e si girò. Appena
                i suoi occhietti malvagi videro Harry, si diresse verso di lui bran-

                dendo la clava. Ron tirò fuori la bacchetta magica e urlò il primo
                incantesimo che gli veniva in mente: – Wingardium Leviosa!
                La clava sfuggì dalle mani del mostro, si sollevò in aria, sempre più
                in alto, poi invertì direzione e ricadde pesantemente sulla testa del

                suo proprietario, con uno schianto assordante. Il mostro vacillò,
                poi cadde con un tonfo che fece tremare tutta la stanza.

                La prima a parlare fu Hermione. – È... morto?
                – Non credo – disse Harry. – Lo abbiamo solo messo K.O.
                                J. K. Rowling, Harry Potter e la pietra filosofale, Salani Editore



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