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Parte prima – APPRENDERE UNA L2





                   neoarrivati, che per età si inseriscono magari in una classe quarta o
                   quinta, e talvolta in corso d’anno. Nel momento in cui arrivano, non pos-
                   siedono neppure le conoscenze di italiano minime indispensabili per
                   comunicare e intanto si trovano immersi in un universo di suoni estranei,
                   di input linguistici non mediati, costretti a cercare di imparare la nuova

                   lingua attraverso l’apprendimento delle diverse discipline e le discipline
                   attraverso una lingua sconosciuta.
                   La varietà dei bisogni dei bambini stranieri e le loro difficoltà rispetto
                   alla  scuola  e  all’apprendimento  della  L2  sono  influenzate  da  ulteriori
                   variabili, che vanno dalle caratteristiche della lingua e cultura di origine
                   al livello di sviluppo cognitivo e linguistico nella lingua madre, dal livello
                   socio-economico della famiglia a quello dell’ambiente di vita in Italia.
                   Non possiamo dimenticare che in Italia ci sono zone in cui gli scambi
                   comunicativi quotidiani avvengono ancora in gran parte attraverso il

                   dialetto o le parlate locali. In tali contesti, i bambini stranieri ricevono
                   per lo più un input linguistico non standard e si costruiscono un’inter-
                   lingua coniata su parole e strutture frasali diverse da quelle standard,
                   dovendo così apprendere due nuove lingue: il “parlato quotidiano” e la
                   “lingua scritta” che la scuola propone.

                   Va tenuto anche presente che i neoarrivati hanno urgente bisogno di

                   imparare la lingua e vogliono impararla, ma sono spaventati, disorien-
                   tati dall’universo di suoni sconosciuti che colpiscono le loro orecchie e
                   che la loro mente cerca faticosamente di decifrare. La risposta a tutto
                   questo deve essere da una parte il rispetto della “fase del silenzio”,
                   senza forzature di coinvolgimento e richiesta di prestazioni, dall’altra
                   invece la massima disposizione all’ascolto di qualsiasi segnale, cer-
                   cando di cogliere anche i più piccoli tentativi di produzione linguistica,

                   per innestare su quelli il percorso di apprendimento guidato.
                   Saldare l’input di apprendimento, “la lezione”, all’esile filo del loro italiano,
                   che per quanto povero e fuori dalle regole è comunque un’interlingua di
                   avvicinamento al traguardo, ci consente di legare l’ignoto al noto, pre-
                   condizione fondamentale in qualsiasi processo di apprendimento. E ci
                   consente altresì di evitare il rischio che l’input di apprendimento non entri
                   nei circuiti percettivi, e di conseguenza cognitivi, del bambino.




                   Lingua madre, lingua straniera e lingua due
                   Secondo le definizioni e le distinzioni di molti studiosi, mentre una lin-
                   gua straniera (LS) è una lingua diversa dalla propria lingua madre (L1),


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